Barolo

La Storia

Nota sia ai Galli che ai Romani, per avere la prima citazione dell’uva Nebbiolo dobbiamo attendere il 1268, quando in alcuni documenti conservati al castello di Rivoli, venne menzionato il “Nibiol”.

La notorietà del Barolo si evidenziò nel 1751, poiché alcuni diplomatici piemontesi spedirono a Londra una partita di “Barol” che riscosse un grande successo, e il futuro Presidente USA Tho- mas Jefferson, anch’egli presente a Londra, lo citò nei suoi diari descrivendolo: “quasi amabile come il Bordeaux e vivace come lo Champagne”; e questa è l’immagine del Barolo di quegli anni: un vino dolce e frizzante.

La nascita del moderno Barolo, tuttavia, si colloca attorno agli anni Trenta del XIX secolo, grazie, pare, ai Marchesi Falletti, all’enologo francese Louis Oudart e al conte di Cavour.

Il Disciplinare

La zona di origine del Barolo, delimitata ufficialmente nel 1966 con il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata (DOC), è ancora oggi invariata e interessa il territorio di 11diversi comuni: Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba, che vi
rientrano per intero, oltre a Cherasco, Diano d’Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monforte d’Alba, Novello, Roddi e Verduno, che vi rientrano invece solo in parte.

Secondo il disciplinare di produzione attualmente in vigore, il vino Barolo, che dalla vendemmia 1980 si fregia della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), deve rispettare i seguenti parametri:

Vitigno: nebbiolo 100%.

Produzione massima a ettaro: 8 tonnellate di uva pari a 54,4 ettolitri o a 7253 bottiglie da 75 cl.

Invecchiamento minimo: 38 mesi a partire dal 1 novembre successivo alla raccolta delle uve, di cui 18 in botti di legno.

La specificazione “Riserva” può essere riportata in etichetta solo dopo 5 anni di conservazione in cantina, calcolati sempre a partire dal 1 novembre successivo alla raccolta delle uve.

Gradazione alcolica minima: 13% vol.

Acidità totale minima: 4,5 g/litro.

Estratto secco minimo: 22 g/litro.

In etichetta, oltre alla denominazione Barolo e alla eventuale specificazione “Riserva”, possono poi comparire:

Comune di provenienza delle uve (es. Barolo del Comune di Barolo), Menzione Geografica Aggiuntiva (MGA) (es. Barolo Rive), Vigna, ma solo se abbinata a una Menzione Geografica Aggiuntiva (es. Barolo Bussia Vigna Colonnello)

In quest’ultimo caso l’aggiunta della parola Vigna non è sinonimo di qualità superiore rispetto ad un Barolo con sola indicazione di MGA, e questo anche se l’uso della parola Vigna obbliga ad una riduzione della resa per eltaro da 8 a 7,2 tonnellate.